Compraverde 2020 durante la due giorni di eventi, ha visto la partecipazione attiva di NextChem, la società del Gruppo Maire Tecnimont per la chimica verde e la transizione energetica. Partner del forum per il secondo anno consecutivo, NextChem ha presentato nell’ambito di diversi eventi, la sua attività e alcuni progetti che sta portando avanti nel contesto di una roadmap che si divide in tre aree:
- Greening the Brown – tecnologie per la riduzione delle emissioni;
- Circular Economy – tecnologie per il riciclo dei rifiuti;
- Green-Green – tecnologie per bio-carburanti e bio-materiali;
Nel cluster dei biocarburanti, NextChem sviluppa a livello globale la tecnologia 2G per il bio-etanolo. Per dare qualche esempio dei progetti in corso, l’etanolo 2G, prodotto da biomasse a base cellulosica con la tecnologia advanced licenziata dalla societa, ha grande flessibilità e un forte potenziale di mercato, consente l’impiego di tutte le tipologie di rifiuti agricoli e biomasse a base ligneo-cellulosica, come la paglia, il miscanto, le bucce del mais e scarti lignei. Questa tecnologia è in grado di convertire biomasse non destinate al settore alimentare in biocarburanti rinnovabili e a bassa intensità di carbonio. L’obiettivo è contribuire alla decarbonizzazione del settore dei carburanti in un modo efficiente e profittevole.
NextChem licenzia a livello internazionale anche una tecnologia per la produzione di Diesel Rinnovabile (Hydrotreated Vegetable Oil, HVO) da oli vegetali e grassi residui. La tecnologia consiste in una fase di idro-trattamento seguita da una di isomerizzazione per produrre diesel rinnovabile di alta qualità, a partire da oli e grassi residui. Può processare una vasta gamma di materie prime ed è ideale per ottenere il pieno valore economico dei carburanti a basse emissioni di carbonio.
La società ha sviluppato anche un modello di “Distretto Circolare” che integra la tecnologia di Upcycling di rifiuti plastici con la tecnologia per il riciclo chimico di plasmix e rifiuto secco in gas di sintesi e in prodotti chimici circolari, con anche la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili via elettrolisi. Il modello è finalizzato alla riconversione green dei siti industriali brownfield, in particolare le raffinerie, andando a sostituire le fonti fossili nei processi industriali con feedstock circolari, con un’impronta carbonica inferiore, consentendo di abbattere le emissioni di CO2 e innalzando al contempo la quota di riciclo del Paese.
Il Distretto Circolare unisce obiettivi di economia circolare e di decarbonizzazione, per la valorizzazione e il recupero di siti tradizionali basati sulle fonti fossili, è utile a un rilancio green dell’economia dei territori, alla creazione di occupazione e di nuove competenze. Infine, la produzione di prodotti chimici basilari per l’industria utilizzando siti esistenti e, come materie prime, i rifiuti, permette di ridurre l’approvvigionamento di materie prime vergini.