Inquinamento da plastica, la road map dell’OCSE per ridurlo del 96% entro il 2040

11 Ottobre 2024

Secondo un nuovo rapporto dell’OCSE, politiche globali complete che affrontino l’intero ciclo di vita della plastica possono ridurre le perdite di plastica nell’ambiente del 96% entro il 2040. Attuando un mix di politiche – dal potenziamento della gestione e del riciclo della plastica alla riduzione dell’uso e dei rifiuti di plastica – i Paesi possono ottenere significativi benefici ambientali e risparmi economici rispetto a strategie meno equilibrate.

Senza politiche più incisive, si prevede che la produzione e l’uso di plastica aumenteranno del 70%, passando da 435 milioni di tonnellate (Mt) nel 2020 a 736 Mt nel 2040, con solo il 6% della plastica proveniente da fonti riciclate. Parallelamente, i rifiuti di plastica gestiti in modo scorretto, cioè quelli che a fine vita vengono gettati in discarica, smaltiti in modo inadeguato o gettati in un deposito, aumenteranno del 50% (da 81 Mt all’anno nel 2020 a 119 Mt all’anno nel 2040). La dispersione di plastica mal gestita nell’ambiente, compreso il rilascio nei fiumi, negli oceani e nel terreno, aumenterà del 40%.

In vista di un ciclo critico di negoziati delle Nazioni Unite, dal 25 novembre al 1° dicembre a Busan, il rapporto dell’OCSE “Scenari politici per l’eliminazione dell’inquinamento da plastica entro il 2040” valuta le implicazioni ambientali ed economiche delle strategie per ridurre e infine eliminare l’inquinamento da plastica. L’occasione è importante per giungere a un accordo globale, che riguarda i quasi 200 Paesi aderenti alle Nazioni Unite, che possa vincolarli legalmente ad affrontare l’inquinamento della plastica, uno dei più gravi problemi ambientali del nostro tempo.

La nostra analisi dimostra che politiche ambiziose per l’intero ciclo di vita della plastica, se attuate a livello globale, potrebbero quasi eliminare l’inquinamento da plastica entro il 2040”, ha dichiarato il direttore dell’OCSE per l’ambiente Jo Tyndall. “Questo approccio non solo migliora la raccolta, il trattamento e il riciclaggio dei rifiuti, ma riduce anche la produzione e la domanda di plastica e promuove la progettazione circolare”.

Le soluzioni parziali all’inquinamento da plastica non risolveranno il problema. Concentrarsi esclusivamente sulla gestione dei rifiuti senza frenare la produzione e la domanda ridurrebbe le perdite di plastica nell’ambiente solo del 55% rispetto allo status quo entro il 2040. Le proiezioni dell’OCSE indicano che le politiche rivolte a tutte le fasi del ciclo di vita, pur comportando un piccolo calo (0,5%) del PIL globale, sono più efficienti in termini di costi rispetto alle strategie incentrate esclusivamente sulla gestione dei rifiuti.

In uno scenario di business-as-usual, il fabbisogno globale di investimenti per la gestione dei rifiuti in plastica dovrebbe raggiungere i 2,1 trilioni di dollari tra il 2020 e il 2040. Le politiche che affrontano l’intero ciclo di vita della plastica limiterebbero gli investimenti aggiuntivi in infrastrutture per la gestione dei rifiuti – oltre a quelli previsti dallo scenario attuale – a 50 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2040. Gli aumenti dei costi sono limitati, grazie al riorientamento dei flussi di investimento verso il miglioramento della differenziazione e del riciclaggio e all’abbandono delle opzioni meno avanzate. Al contrario, se i Paesi cercano di eliminare le perdite di plastica concentrandosi solo sulla gestione dei rifiuti, i costi saranno più elevati. In questo scenario, tra il 2020 e il 2040 sarebbero necessari 300 miliardi di dollari in più rispetto agli investimenti previsti dalla situazione attuale.

Per sostenere un approccio basato sull’intero ciclo di vita, il rapporto dell’OCSE chiede politiche come tasse sulla plastica e sugli imballaggi, criteri di eco-progettazione e standard di prodotto, divieti su determinate plastiche monouso e schemi di responsabilità estesa del produttore per imballaggi e beni durevoli che potrebbero incoraggiare un’economia della plastica più sostenibile.

Il rapporto riconosce, inoltre, che saranno necessari ulteriori interventi per affrontare in modo completo altri aspetti dell’inquinamento da plastica, come la mitigazione dei rischi legati all’inquinamento da microplastica, alle sostanze chimiche preoccupanti, alle emissioni di gas serra legate alla plastica e all’inquinamento pregresso.

Per saperne di più, leggi il rapporto digitale e i punti salienti delle politiche.

Social media

News

Un Manifesto per la definizione di criteri minimi obbligatori per le mense pubbliche in tutta l’UE

Un Manifesto per la definizione di criteri minimi obbligatori per le mense pubbliche in tutta l’UE

Cosa succederebbe se tutte le mense pubbliche e scolastiche in Europa dovessero rispettare criteri minimi obbligatori che riflettono la necessità di mantenere il nostro sistema alimentare entro i limiti del pianeta e a sostegno dell’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile? Alcuni potrebbero opporsi a un aumento dei costi, ma come ormai sappiamo tutti, i costi delle pratiche non sostenibili relative a uno qualsiasi di questi aspetti sono di gran lunga superiori per la società e per i contribuenti. Quindi, perché comprare cibo a basso costo e poco salutare quando l’approvvigionamento alimentare pubblico offre un’ottima opportunità per affrontare tanti obiettivi di sostenibilità in un unico piatto?

Investimenti per 160 miliardi generano vantaggi per 350 miliardi: la transizione energetica conviene all’Italia

Investimenti per 160 miliardi generano vantaggi per 350 miliardi: la transizione energetica conviene all’Italia

Italia ha solo da guadagnare da un’accelerazione sulle rinnovabili. L’obiettivo di una completa decarbonizzazione del sistema elettrico italiano entro il 2035, infatti, non solo è possibile, ma è anche vantaggioso per l’economia del nostro Paese. Lo conferma il “Rapporto sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035”. Il rapporto, presentato oggi e curato da Fondazione Ecosistemi per conto di WWF Italia, è uno studio approfondito che stima gli effetti positivi che una piena decarbonizzazione del sistema elettrico italiano avrebbe sull’economia e sull’occupazione del nostro Paese.

Rapporto ASviS 2024: l’Italia è su un sentiero di sviluppo insostenibile, gli Obiettivi dell’Agenda 2030 sono lontani

Rapporto ASviS 2024: l’Italia è su un sentiero di sviluppo insostenibile, gli Obiettivi dell’Agenda 2030 sono lontani

L’Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile e, nonostante gli impegni presi a livello internazionale anche con la firma del Patto sul Futuro, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto. È quanto emerge dal nono Rapporto ASviS “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” presentato oggi a Roma.