Gender Pay Gap: le novità della legge sulla parità salariale approvata dal Senato

30 Novembre 2021
Previsto l’obbligo di presentare il rapporto sulle retribuzioni dei dipendenti. Da gennaio entra in vigore la certificazione di parità di genere che garantirà esoneri nel versamento dei contributi e criteri premianti nella partecipazione a bandi e avvisi pubblici

Lo scorso 26 ottobre l’Italia ha intrapreso un primo passo verso la piena parità salariale tra uomini e donne e l’eliminazione del “gender pay gap”. Un passo non ancora pienamente risolutivo, ma molto atteso. Il Senato, infatti, ha approvato definitivamente la proposta di legge recante “modifiche al codice di cui al decreto legislativo 198/2006” in materia di pari opportunità in ambito lavorativo.

Un tema ampiamente affrontato anche durante le tre giornate del XV Forum Compraverde Buygreen, andato in scena a Ottobre 2021 a Roma.

La riforma prevede innanzitutto un ampliamento delle ipotesi di discriminazione di genere, impone maggiore trasparenza da parte delle aziende per quanto riguarda il rapporto sulle retribuzioni dei dipendenti e l’introduzione di un sistema che incentiva i datori di lavoro a prevenire divari retributivi.

L’onorevole Chiara Gribaudo, tra le promotrici della legge, intervenendo al Forum si era augurata una rapida approvazione entro la fine dell’anno:

“Il tasso di occupazione femminile prima della pandemia – spiegava Gribaudo – era di oltre 18 punti inferiore a quello maschile, è un dato allarmante sottolineato anche dal Presidente Sergio Mattarella. Nel 2021, ancora, l’essere madre è uno svantaggio nella carriera e non porta le donne a essere manager. Nelle istituzioni va fatta una grande alleanza, per dare risposte alle sofferenze e alle discriminazioni, con lo spirito delle madri costituenti che chiedevano si rimuovessero gli ostacoli che non rendono donne e uomini uguali”.

I dati d’altronde danno un quadro chiaro delle condizioni di grave svantaggio in cui si trovano le donne nel mondo del lavoro in Italia. Durante la pandemia, come ricordava al Forum anche la consigliera della Regione Lazio Marta Bonafoni

su 110mila posti di lavoro persi, 99mila erano di donne”.

Per questo l’intervento legislativo proprio della Regione si pone come una novità nell’intero panorama nazionale, grazie a una legge del maggio 2021 che prevede un investimento di 8 milioni di euro nel triennio 2021-2023 per iniziative di reinserimento sociale e lavorativo per donne vittime di violenza. Ma non solo:

“Si sono concretizzati 4 bandi – ricordava Bonafoni – dal valore complessivo di 190 milioni di euro, che premia le aziende attente alle politiche di genere, con un peso del 12/13% sul punteggio complessivo”.

Il sistema premiante – applicato ai settori pulizie e sanificazione, manutenzione immobili, servizi postali e call center sanitari – che viene ricalcato a grosse linee anche dalla legge nazionale appena approvata a Palazzo Madama.

Con la nuova legge approvata in Senato, le aziende pubbliche e private con oltre 50 dipendenti avranno l’obbligo di stilare un rapporto almeno ogni 2 anni sulla situazione retributiva del personale e l’elenco delle aziende che hanno trasmesso (ma anche quelle che non l’hanno fatto) il documento verrà pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro: buoni e “cattivi”, quindi, saranno di dominio pubblico.

Dal 1° gennaio 2022 arriverà inoltre una novità: la certificazione della parità di genere. Riguarderà sempre le aziende pubbliche e private con oltre 50 dipendenti, ovvero coloro che sono obbligate dalla nuova legge a presentare il rapporto sui salari. Ottenere la certificazione comporterà per le aziende virtuose un esonero contributivo fino a 50 milioni di euro. Non solo: essere riconosciuti come azienda che rispetta la parità di genere assegnerà un punteggio premiale al momento di accedere all’assegnazione di fondi e per la partecipazione a gare e avvisi banditi dalle amministrazioni.

 

 

 

Social media

News

Un Manifesto per la definizione di criteri minimi obbligatori per le mense pubbliche in tutta l’UE

Un Manifesto per la definizione di criteri minimi obbligatori per le mense pubbliche in tutta l’UE

Cosa succederebbe se tutte le mense pubbliche e scolastiche in Europa dovessero rispettare criteri minimi obbligatori che riflettono la necessità di mantenere il nostro sistema alimentare entro i limiti del pianeta e a sostegno dell’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile? Alcuni potrebbero opporsi a un aumento dei costi, ma come ormai sappiamo tutti, i costi delle pratiche non sostenibili relative a uno qualsiasi di questi aspetti sono di gran lunga superiori per la società e per i contribuenti. Quindi, perché comprare cibo a basso costo e poco salutare quando l’approvvigionamento alimentare pubblico offre un’ottima opportunità per affrontare tanti obiettivi di sostenibilità in un unico piatto?

Investimenti per 160 miliardi generano vantaggi per 350 miliardi: la transizione energetica conviene all’Italia

Investimenti per 160 miliardi generano vantaggi per 350 miliardi: la transizione energetica conviene all’Italia

Italia ha solo da guadagnare da un’accelerazione sulle rinnovabili. L’obiettivo di una completa decarbonizzazione del sistema elettrico italiano entro il 2035, infatti, non solo è possibile, ma è anche vantaggioso per l’economia del nostro Paese. Lo conferma il “Rapporto sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035”. Il rapporto, presentato oggi e curato da Fondazione Ecosistemi per conto di WWF Italia, è uno studio approfondito che stima gli effetti positivi che una piena decarbonizzazione del sistema elettrico italiano avrebbe sull’economia e sull’occupazione del nostro Paese.

Rapporto ASviS 2024: l’Italia è su un sentiero di sviluppo insostenibile, gli Obiettivi dell’Agenda 2030 sono lontani

Rapporto ASviS 2024: l’Italia è su un sentiero di sviluppo insostenibile, gli Obiettivi dell’Agenda 2030 sono lontani

L’Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile e, nonostante gli impegni presi a livello internazionale anche con la firma del Patto sul Futuro, le scelte del Paese risultano insufficienti per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto. È quanto emerge dal nono Rapporto ASviS “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” presentato oggi a Roma.