Il 16 febbraio a Roma, nella cornice di Palazzo Merulana, si terrà l’evento “Cultura a impatto zero: alleanze per promuovere processi culturali sostenibili e trasformativi”. Una giornata dedicata alla promozione dei processi culturali sostenibili, organizzata dalle associazioni A Sud e Melting Pro Learning, per mettere a regime l’esperienza maturata nell’ambito della sostenibilità ambientale, dell’economia circolare e dell’innovazione sociale all’interno del settore culturale.
Il nuovo decreto sui Criteri Ambientali Minimi (CAM), approvato dal MiTE (ora MaSE) a ottobre 2022 nell’ambito delle riforme del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), segna un potenziale spartiacque nel settore culturale che sarà sempre più vincolato alla sostenibilità ambientale e sociale, ma la strada è ancora lunga.
Gli aspetti da migliorare sui criteri ambientali minimi per la cultura
Rispetto alla bozza, l’approvazione della riforma non ha apportato particolari cambiamenti, ma è ancora troppo presto perché i primi effetti della riforma si possano verificare. Una cosa è certa: per ora l’applicazione dei CAM rimane vincolata alle gare d’appalto, lasciando fuori una buona fetta di eventi culturali che ricevono sostegno economico dalle amministrazioni pubbliche.
Secondo Silvano Falocco, economista ambientale e direttore di Fondazione ecosistemi, ci vuole la volontà da parte degli operatori di settore di applicare i nuovi CAM anche quando non esplicitato dal regolamento. Questo perché “generalmente quando un’amministrazione locale agisce in campo culturale non lo fa attraverso gli appalti ma attraverso dei contributi”. Per Falocco “la differenza non è solo capziosa ma ha a che fare con il grado di obbligatorietà. La legge, cioè il CAM, raccomanda di estendere il grado di attuazione dei criteri stessi a tutti gli strumenti, gara o contributo che sia, ma al momento la normativa è pensata tenendo conto della possibilità che ha il ministero di intervenire solo su uno strumento, la gara appunto. È molto difficile intervenire con uno strumento centrale sulla concessione dei contributi di un’amministrazione locale”.
Un regolamento per i contributi pubblici
Le amministrazioni pubbliche potrebbero dotarsi di regolamenti per vincolare la concessione di contributi all’applicazione dei criteri ambientali minimi, ma la decisione è volontaria. In regione Lazio, ad esempio, il regolamento è ancora in discussione e probabilmente verrà rimandato al post elezioni regionali.
«Dal punto di vista delle procedure potrebbe servire la giurisprudenza», spiega Falocco a EconomiaCircolare.com. «Mettiamo che il Comune assegni un contributo per un evento culturale e non inserisca i CAM nel regolamento. Gli enti virtuosi che partecipano al bando inserendoli ugualmente potrebbero fare ricorso. Per ora solo la giurisprudenza potrà spiegare se anche nel caso dei contributi il CAM è obbligatorio».
I regolamenti, d’altra parte, sono utili anche perché favoriscono una certa flessibilità nell’applicazione dei CAM.
“Proprio perché è un regolamento lo puoi graduare come vuoi. Nel momento in cui lo adotti puoi scegliere di applicare 10 criteri invece che 15” afferma ancora Falocco. Non solo: a un occhio vigile i criteri mancanti nei regolamenti potrebbero suggerire le difficoltà incontrate dagli enti nell’applicare i criteri ambientali minimi. Gli enti, infatti, non si dovranno sostituire al Comune, ma agire proprio come già prevede l’amministrazione nei regolamenti interni. Dunque, anche se dovesse risultare complessa l’applicazione del criteri ambientali minimi, gli operatori saranno autorizzati ad agire nei limiti delle possibilità garantite dal Comune di applicazione. Per assurdo, se un comune non prevede la raccolta differenziata, l’ente non è tenuto ad applicarla come criterio ambientale nel proprio bando”.
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